TRACCE no. 9 – by Gaia Iandelli
2nd International Congress of Rupestrian Archaeology
2-5 October 1997 DARFO BOARIO TERME
L’arte rupestre della Valtellina Centrale (Sondriese e Valmalenco).
Ad Andevenno di Castione, su un dosso molto dominante, si affacciano due rocce con un’ottantina di figure antropomorfe…
C) Gli antropomorfi di Andevenno di Castione
Sulla vallata sondriese, ad Andevenno di Castione, su un dosso molto dominante con un piccolo pianoro retrostante, a circa 600 m s.l.m., si affacciano due rocce con un’ottantina di figure antropomorfe, tutte martellinate già segnalate da Siro Buzzetti e Giancarlo Mottarelli nel 1994.
Premesso che la zona ad ovest di Sondrio, in base alle ricerche finora condotte, ha restituito arte non figurativa, per lo più quasi esclusivamente rocce coppellate, trovare una così vasta concentrazione di antropomorfi fa di quest’area un luogo unico, ‘volutamente’ deputato alla rappresentazione preponderante di questa tematica. Molto probabilmente l’area a vigneto circostante le rocce, con terra di riporto, nasconde altre istoriazioni; le superfici, ora distinte, sicuramente costituiscono un tutto unitario. L’analisi dei contesti, ancora in corso, date le difficoltà di lettura, permette tuttavia di precisare sempre meglio le caratteristiche compositive dell’insieme.
La R 1 si caratterizza per tre lunghe e profonde fratture naturali che dividono la roccia in tre settori, di cui sembrano aver tenuto conto gli artisti incisori. Le istoriazioni si concentrano in una stretta porzione di superficie, la meglio conservata, e sono tutte rivolte verso Est. Vi sono raffigurati 70 antropomorfi di più varia tipologia rispetto alla R 2, che ne ha 12: armati, oranti, incompiuti, altri antropomorfi, cui si aggiungono busti, altre figure, linee, e un centinaio di coppelle, quasi tutte in relazione con le figure umane (in due casi forse come attributo di femminilità, in base al confronto con la Valcamonica).
La particolarità della R 2 è la compresenza degli antropomorfi con sistemi di canaletti e coppelle (sia in canalizzazioni, sia associate agli antropomorfi). Le coppelle sono di piccola o media grandezza e hanno sezione irregolarmente emisferica. Lo stesso si può dire per i canaletti che non hanno spigoli acuti.
Queste considerazioni tendono a confermare l’insieme in un ambito preistorico. I confronti più attinenti si hanno: in Valtellina a Grosio, nelle incisioni della Rupe Magna, in Valcamonica ad es. a Carpene. La commistione di antropomorfi e canaletti è rara, però sulla R. 2 è spiccata e denota una vera e propria “fusione” a prescindere dal momento dell’esecuzione dei due elementi. Se una delle funzioni più accreditate dell’intero fenomeno di coppellazione è quella di un atto sacrificale vaticinatorio, di propiziazione, questa sembrerebbe essere in relazione con le figure antropomorfe qui raffigurate.
Considerando unitariamente la R 1 e 2, si possono identificare quattro settori con caratterizzazioni proprie o quattro “situazioni cerimoniali” diverse ma collegate. In tutto il complesso domina la figura di un armato circondato quasi interamente da una cornice. È il fulcro del settore inferiore, il perno su cui sembrano ruotare almeno 12 altre figure; in tre nuclei su quattro del complesso i guerrieri hanno una centralità di scena, anche contrapposti a serie di oranti, pur non essendo numericamente e figurativamente preponderanti. Alcune altre figure si associano in scene, come la “processione” di 4 antropomorfi rivolti verso valle. Tra gli “altri antropomorfi” si segnalano anche tre figure a braccia alzate e chiuse a cerchio, che hanno confronti sia sulla Rupe Magna, sia in Valcamonica (per esempio sulla R.1 di Carpene, Sellero).
Le diverse componenti tipologiche si integrano e sono affiancate senza sovrastarsi. Questa concettualità trova le maggiori rispondenze nelle scene attribuibili all’età del Bronzo a Grosio e in Valcamonica.
Riguardo alla datazione dell’insieme, alcuni asciformi, se di asce si tratta, si avvicinano a tipologie presenti a Tresivio (fine Bronzo Antico e Bronzo Medio); del resto, anche l’unica figura antropomorfa là ritrovata (dell’ultima fase istoriativa) presenta affinità stilistica con alcune immagini di Castione. Inoltre numerose sono le analogie stilistiche e tipologiche con Grosio, pur all’interno di un più ristretto ventaglio di categorie; ancora più puntuali confronti riscontriamo con la Valcamonica, soprattutto con scene e figure ascrivibili agli stili III B-C e IV A-B. Questi elementi e la presenza a Castione di figure armate con elmi, consentono di individuare almeno due fasi istoriative che hanno inizio dal Bronzo Medio e che parrebbero arrivare alla primissima età del Ferro.
La mole di rocce istoriate emersa nell’area, come in precedenza in Valchiavenna, dà una indicazione importante: l’arte rupestre, soprattutto la non figurativa, è caratteristica delle vallate retiche come di altre regioni alpine. Appurando le decine di segnalazioni che riceviamo da tanti luoghi, siamo certi che l’intensità istoriativa emersa in Valtellina non risulterebbe affatto eccezionale.
Bibliografia
ANATI E., 1990. 10.000 anni di storia in Valcamonica, Capo di Ponte
ARCÀ A.-FOSSATI A.-MARCHI E.-TOGNONI E., 1995. Rupe Magna. La roccia incisa più grande delle Alpi, Sondrio
SANSONI U., 1987. L’arte rupestre di Sellero, Capo di Ponte
SANSONI U.-GAVALDO S., 1995. L’arte rupestre del Pià d’Ort. La vicenda di un santuario preistorico alpino, Capo di Ponte
SANSONI U.-GAVALDO S., 1995. Il segno e la storia. Arte rupestre preistorica e medievale in Valchiavenna, Chiavenna
TRACCE no. special issue for RA Congress 1997
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