TRACCE no. 9 – by Camuri – Musitelli
2nd International Congress of Rupestrian Archaeology
2-5 October 1997 DARFO BOARIO TERME
La via delle Aquane – itinerari nella sacralità dell’acqua.
Come il vischio si abbarbica alla quercia, talvolta toponomastica, leggende, vita dei santi, crescono sul ceppo antico dell’arte rupestre.
Come il vischio si abbarbica alla quercia, talvolta toponomastica, leggende, vita dei santi, crescono sul ceppo antico dell’arte rupestre. Dal Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Capo di Ponte, situato nella vecchia contrada di Naquane, variante di un più antico Aquane, si dirama un percorso immaginario che inseguendo toponimi, racconti di fate delle acque, delle rocce e dei boschi, storie esemplari e prodigiose di mistiche donne delinea l’unità culturale di un territorio reale che si stende dalla Vallecamonica ai confini con la Slovenia.
Lo sviluppo dell’indizio prezioso contenuto in Naquane/Aquane – il nome identifica figure femminili, espressione della sacralità delle acque, già ben note nelle fonti dell’antichità classica – conduce alla ricerca di un adeguato corpus di testimonianze che seppur frammentarie possono illuminare i nessi che sono intercorsi sul piano dei contesti narrativi e drammaturgici tra culto delle acque e attività incisoria.
La presenza stessa – a breve distanza dal Parco Nazionale – di una chiesa dedicata a due sante, protettrici dalle alluvioni e delle partorienti, santa Faustina e santa Liberata, suffraga l’ipotesi della non casualità del toponimo, suggerita tra l’altro dall’ubicazione delle rocce istoriate in siti ricchi di sorgenti, ruscelli, corsi d’acqua, come il fiume Oglio e il torrente Tredenus.
L’indagine si rivolge pertanto allo studio delle sovrapposizioni e delle incorporazioni delle tradizioni orali, delle tipologie dei protagonisti e delle variazioni tematiche rilevabili nel quadro della ricorrenza di gesti e attributi. Le direttrici della ricerca si muovono lungo fondovalli, raggiungono altipiani, percorrono valichi, riscoprono antiche vie di transumanza e di comunicazione.
Dalla chiesa delle Sante ha inizio la via delle Aquane; le Anguane, le Aganis, le Aguanes, le Aganes, le Vivane, le Gaunes, le Ghiane, le Anghiane…, le abitatrici di magiche dimore che hanno dato il nome a suggestive località, le protagoniste talvolta effimere ed evanescenti dei molti racconti che dall’altopiano del Volano sopra Cimbergo e Paspardo, centri importanti di arte rupestre, richiamano di valle in valle la memoria di tabù, sacrifici, vendette, espiazioni, azioni di grazia, atti rituali di purificazione, gesti propiziatori, riti funerari e di iniziazione, elementi tutti che in qualche modo per straordinarie analogie di immagini o sotterranee implicazioni narrative si raccordano con certe figure di telaio, di labirinto, di impronte di piedi e di mani, di cervi anche cavalcati istoriate sulla superficie delle rocce camune tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro.
Così la via delle Aquane si inoltra sui sentieri che alla confluenza della valle del Tredenus e della val Paghera sotto il Pizzo Badile Camuno si portano verso la val Daone e di lì raggiungono la strada che dal lago d’Idro sale a Madonna di Campiglio. Al di là del gruppo del Brenta la valle dell’Adige raccoglie acque provenienti da laghi e torrenti ricchi di storie simboliche. Risalendo la valle dell’Adige la via delle Aquane giunge sulle sponde del lago di Fontana Bianca in val d’Ultimo, mentre imboccando la Valsugana tocca i torrenti Chiavona e Larganza per proseguire alla volta della valle del Cismon e attraversare la catena del Lagorai in direzione del Latemar, la terra dei misteriosi Fanes. Ganes e Vivane appaiono sulla strada dominata dal Sass Pordoi accompagnate da figure di cervi e cerve e tra le grotte della Croda Rossa. Le acque del torrente Boite che scendono nella valle d’Ampezzo indicano la direzione che le Aquane hanno seguito per insediarsi nel lago – che la leggenda dice sprofondato – dell’Antelao. L’itinerario nella geografia di tradizioni orali fortemente ispirate ai temi della sacralità delle acque si addentra nel tratto finale della valle del Piave, percorre l’affascinante cornice del Carso, si immerge nel profondo silenzio delle grotte del Basovizza e del diavolo Zoppo per affacciarsi al confine con quelle terre slave ove le figure dell’acqua prendono i nomi di Vilas e Samovilas.
TRACCE no. special issue for RA Congress 1997
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