Raffaello Battaglia è il quarto studioso ad occuparsi dell’arte rupestre della Valcamonica dopo Laeng, Graziosi e Marro, ma fu sicuramente il primo ad occuparsene scientificamente, dopo Paolo Graziosi. Insieme a suoi collaboratori, rinvenne numerosi siti con incisioni. Tra queste, famosa resta la scoperta e pubblicazione delle rocce di Bedolina (PDF available).
by Angelo Eugenio FOSSATI – Le Orme dell’Uomo
I personaggi dell’arte rupestre
della Valcamonica:
Raffaello Battaglia di Trieste
(January 31, 2023)
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Raffaello Battaglia (fig. 1; Trieste 1896-Padova 1958) è il quarto studioso ad occuparsi dell’arte rupestre della Valcamonica dopo Laeng, Graziosi e Marro, ma fu sicuramente il primo ad occuparsene scientificamente, dopo Paolo Graziosi.
Il suo interesse per la preistoria fu molto precoce visto che già nel 1911, a 15 anni, iniziò una collaborazione con il Civico Museo di Storia Naturale di Trieste e nel 1913 cominciò i suoi primi scavi nella Grotta delle Gallerie in provincia di Trieste, manifestando così anche l’interesse per la speleologia che sviluppò anche negli anni successivi (fig. 2).
La passione per il disegno lo portò nel 1915 a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, ma poi iniziò a studiare antropologia e paletnologia (preistoria) all’Università degli Studi di Padova, studi che proseguì a Roma ma senza raggiungere la laurea a causa di motivi familiari. A Roma, inoltre, frequentò il Museo Pigorini e collaborò alla sistemazione di un’importante collezione etnografica proveniente dalla Papuasia orientale. Nel 1919 Battaglia ritornò a Trieste dove insegnò in un Liceo Artistico per alcuni anni.
Tra il 1925 ed il 1931 venne incaricato per l’insegnamento di diverse discipline all’Università di Padova, incluso il corso di Antropologia. Nel 1930 Battaglia divenne ispettore della Regia Soprintendenza delle Antichità del Veneto, della Venezia Tridentina e della Lombardia, sempre con sede a Padova. Egli nel novembre del 1931 decise di avviare le ricerche in Valcamonica, dove erano stati segnalati i due massi di Cemmo. Battaglia procedette ad alcuni sopralluoghi concentrati soprattutto sul versante destro dove, insieme a suoi collaboratori, rinvenne numerosi siti con incisioni (fig. 3).
Tra queste, famosa resta la scoperta e pubblicazione delle rocce di Bedolina (fig. 4) con la mappa topografica – che egli interpretò come la raffigurazione di campi coltivati – e di Seradina dove, per primo, studiò alcune figure della roccia 12C (fig. 5).
Tra i tanti temi presenti nell’arte rupestre che indagò (antropomorfi, zoomorfi, stelle, pediformi, cerchi, labirinti, iscrizioni, figure incomplete) egli si soffermò in particolare sulle costruzioni e sulle rappresentazioni topografiche, cioè le raffigurazioni che più trovano confronti nel mondo etnografico che egli prediligeva.
Le costruzioni, in particolare, vennero interpretate come capanne, oppure come costruzioni rurali, fienili o granai anticipando le conclusioni interpretative di oggi (figg. 6-7). Il suo approccio di tipo archeologico allo studio delle incisioni rupestri lo portò a confrontare certe tematiche con quelle conosciute in culture coeve dell’età del Ferro, come ad es. il labirinto della Grande Roccia di Naquane con un labirinto graffito su una brocca rinvenuta nella necropoli etrusca della Tragliatella presso Cerveteri.
Inoltre fu il primo a proporre il confronto tra i cavalli incisi in Valcamonica in uno stile greco-etrusco con la pittura vascolare greco-italica e con l’arte delle Situle (fig. 8). Le numerose iscrizioni “nord-etrusche” della Valcamonica vennero confrontate con quelle rinvenute sui laterizi a Cividate Camuno, e quelle trovate su un frammento di stele a Grevo e su una stele a Sale Marasino sul lago d’Iseo.
Battaglia diede importanza anche alle incisioni storiche, che secondo lui continuavano la tradizione preistorica: in particolare egli ben conosceva le aree delle Scale di Cimbergo (Campanine) e del Monticolo di Boario Terme. Pubblicò, infatti, diverse figure di torri, castelli, chiavi e croci (fig. 9).
Battaglia fu ancora il primo a pubblicare l’incisione che secondo lui era la rappresentazione di una fucina per la lavorazione del ferro, figura che poi verrà chiamata “la casa del fabbro” (fig. 10).
Secondo lo studioso si trattava di una raffigurazione da datare ad epoca moderna vista la presenza di un maglio e di quella che sembra una tina de l’ora, cioè una tromba eolica, inventata pare solo nel XIII secolo d.C.
Vi sono, nel suo lavoro, osservazioni di carattere generale che sembrano profetiche e si avvicinano alla odierna sensibilità. Ad esempio si nota una certa attenzione ai problemi conservativi, con suggerimenti che oggi sono patrimonio comune dei ricercatori di arte rupestre nel mondo.
Battaglia si pone anche il problema della libertà della ricerca e critica pubblicamente il Marro sia per il suo atteggiarsi a primo scopritore delle incisioni – primato che spettava, invece, a Laeng – sia per la pretesa di monopolio delle ricerche che l’antropologo torinese andava cercando tramite le sue conoscenze nel mondo politico. Battaglia criticò anche le conclusioni cronologiche del Marro e le attribuzioni riguardo all’etnia di appartenenza dei produttori dell’arte rupestre. Non si sbilanciò molto, a proposito: ammetteva che non potevano essere Liguri – come invece sostenuto dal Marro – e ipotizzò, invece, un accostamento con i Camunni di cui parlavano le fonti antiche, Plinio e Strabone.
Non sempre le attribuzioni cronologiche di Battaglia sono corrette, per es. la datazione dei pugnali dei Massi di Cemmo è portata agli inizi dell’età del Ferro per i confronti possibili con armi del periodo halstattiano, ma si tratta di un errore visto che il confronto pertinente – e oggi universalmente accettato – è quello con i pugnali di tipo Remedello e datati all’età del Rame.
Dopo tre anni di ricerche, nel suo lavoro più interessante e datato al 1934 Battaglia sostiene che malgrado siano noti in Europa altri siti con incisioni rupestri “non conosco nessun complesso paragonabile al nostro per l’importanza etnografica e storica” (Battaglia 1934: 12).
La competizione con Marro giunse sino al 1937. Entrambi parteciparono alla Mostra della Montagna di Breno con due differenti stand. Forse a causa della crescente influenza politica di Marro o perché desideroso di altre esperienze nel campo della preistoria, Battaglia smise di occuparsi dell’arte rupestre della Valcamonica per dedicarsi, tra gennaio e giugno del 1937, allo scavo della palafitta di Ledro in Trentino dove, su un’area di 4500 m2, portò alla luce circa 10mila pali lignei su cui le abitazioni palafitticole erano appoggiate (fig. 11), scavo che pubblicò nel 1943 (Battaglia 1943).
Battaglia incontrò di nuovo l’arte rupestre della Valcamonica nel 1954 in occasione dello studio del masso Borno 1 (Battaglia, Acanfora 1954), il primo dei numerosi massi che vennero scoperti sull’altopiano di Borno-Ossimo.
Lo studioso venne a mancare prematuramente nel 1958 ancora nel pieno delle sue attività di ricerca.
Angelo Eugenio FOSSATI
Cooperativa Archeologica Le Orme dell’Uomo – Cerveno (BS)
Bibliografia
Battaglia R. 1932. Incisioni rupestri di Valcamonica, Bullettino di Paletnologia Italiana, Anno LII: 69-74, 3 tavv.
Battaglia R. 1933. Capodiponte: nuove ricerche sulle rocce incise della Valcamonica, Notizie degli scavi di Antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei, serie sesta, vol. IX, fasc. 7°, 8°e 9°: 201-239.
Battaglia R. 1934. Ricerche etnografiche sui petroglifi della cerchia alpina, Studi etruschi VIII: 11-48, XXII tavv.
Battaglia R. 1943. La palafitta del lago di Ledro nel Trentino, Memorie del museo di storia naturale della Venezia tridentina, 7: 1-64.
Battaglia R., Acanfora M.O. 1954. Il masso inciso di Borno in Valcamonica, Bollettino di Paletnologia Italiana, n.s. 9., v. 64: 226-255.
Tomasi G. 1982. Le palafitte del Lago di Ledro, Trento.
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