ROCCIA dei GIOCHI, ROCCIA di GIOVE
Un masso inciso tra preistoria ed età moderna a Usseglio
a cura di Daniela Berta, Andrea Arcà, Francesco Rubat Borel
ISBN 97888941900140
presentazione del volume
Sabato 1 ottobre 2016
sala degli Iris, Albergo Rocciamelone di Usseglio
by Museo Civico Usseglio
Roccia dei Giochi, Roccia di Giove presentazione del volume |
Alla memoria di Piero Barocelli (1887-1981),
che diresse la Soprintendenza Archeologica del Piemonte
e il Museo Nazionale Preistorico Etnografico «Luigi Pigorini» di Roma,
acuto interprete della storia antica
della Valle di Viù
Roccia dei Giochi, Roccia di Giove
Un masso inciso tra Preistoria ed Età Moderna a Usseglio
[clicca sulle immagini per ingrandirle]
[vedi anche su TRACCE: Coppelle, per Giove! Introduzione e visita virtuale
alla Roccia dei Giochi della frazione Andriera di Usseglio]
La montagna è sempre stata luogo di incontro tra gli uomini e gli dèi. A un anno dall’inaugurazione della sezione di archeologia e arte sacra nel Museo Civico di Usseglio, si presenta il libro dedicato ad una delle più straordinarie rocce incise delle Alpi piemontesi.
Su un antico sentiero, in un fitto bosco di larici, di fronte al Rocciamelone e alla Lera, un grande masso è ricoperto da un denso intreccio di incisioni a canaletti, a coppelle, a impronte di piedi; ai margini, tre figure di guerrieri con elmo e spada dell’età del Ferro; poco oltre un’iscrizione in latino di dedica a Giove e ancora, più recenti, alcune croci e sigle e nomi forse di pastori degli ultimi secoli.
La roccia e le sue incisioni sono state oggetto di un progetto di ricerca e documentazione condotto da archeologi esperti nell’arte rupestre della Valcamonica e delle Alpi occidentali.
Chiamato Ròch dij Gieugh (o dij Gieu), letteralmente “roccia dei giochi” perché si voleva vedere nelle incisioni una grande serie ludica, forse il nome in origine significava “roccia di Giove”. La scoperta dell’iscrizione in latino IOVI ci mostra quindi un masso che per oltre 2500 anni è stato oggetto di attenzioni da parte dei montanari, fino a quando se ne è perso il più antico valore, trasformato in senso più quotidiano.
Non conosciamo con precisione il significato delle incisioni, ma il confronto con gli altri contesti archeologici alpini permette di comprendere che erano legate a culti che, tra l’età del Ferro e l’età romana, si dislocavano lungo sentieri montani, in luoghi dai quali si dominava il paesaggio circostante. Le figure antropomorfe con ampio copricapo trovano confronto nei guerrieri, con identici cappelli o elmi, rappresentati in sculture del Sud della Francia tra il 650 e il 500 a.C.
Più o meno nello stesso periodo furono incise numerose impronte di piede – come nel famoso e spettacolare Rocher aux Pieds di Pisselerand della vicina Moriana e in Valcamonica – probabilmente legate ai riti di passaggio all’età adulta. Non molto tempo dopo fu incisa una profonda rete di coppelle e canaletti, verosimilmente destinata a ricevere offerte votive, forse bevande.

Il modello digitale tridimensionale
su base fotogrammetrica di una parte del reticolo
di coppelle, vaschette e canaletti
(elab. Le Orme dell’Uomo)
Ma la sacralità del Ròch era avvertita ancora in età romana, quando fu dedicato a Giove, e ancora dopo quando per cristianizzarlo si incisero delle croci.
Tutto il territorio di Usseglio e della Valle di Viù è ricco di testimonianze del rapporto tra uomini e dèi nel corso dei millenni. Dai pugnali in bronzo di 2500 anni fa ritrovati sul sentiero tra Malciaussia e il Colle dell’Autaret, all’ara romana dal ghiacciaio di Bellacomba (l’iscrizione romana rinvenuta a più alta quota al mondo, a circa 2800 m s.l.m.!) a quella alle Piazzette, la valle intera rappresenta un grande comprensorio sacro nell’antichità attorno al Rocciamelone, sulle cui pendici valsusine si sviluppa un altro ricco complesso di incisioni rupestri.

Bronzi protostorici dal massiccio del Rocciamelone: a sinistra e al centro, pugnali dalla Malciaussia e da I Seti; a destra cuspide di lancia dalla Ca’ d’Asti (foto SABAP-Torino)
L’archeologia trova inoltre le conferme di antiche leggende medievali che, nell’anno Mille, ponevano sul Rocciamelone grotte ricche di tesori inviolabili, e di altre più recenti che collocavano nei ghiacciai che sovrastano Usseglio le anime del purgatorio, magre e scure, condannate a scavare il ghiaccio con dei lunghi aghi, in cui si coglie forse il rinvenimento di cadaveri mummificati, con lunghi spilloni dell’età del Bronzo, simili a Oetzi, l’uomo del Similaun, rinvenuto al confine tra Italia e Austria.
Anche questa è storia della valle e della sua cultura, ora raccontata in un’opera cui hanno collaborato il Museo Civico “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, la Cooperativa Archeologica Le Orme dell’Uomo e le Università di Padova, di Genova, di Pisa e Cattolica di Milano.
Indice del volume
Il progetto di studio e documentazione del Ròch dij Gieugh per il Museo Diffuso d’Arte Sacra della Valle di Viù
Daniela BERTA
Direttore del Museo Civico «Arnaldo Tazzetti», Usseglio
La montagna, terra d’incontro tra uomini e dèi
Giovanni LEONARDI
già professore ordinario di Paletnologia e di Stratigrafia e processi formativi
Università di Genova – Università di Padova
Archeologia a Usseglio e nella Valle di Viù, dalla preistoria all’età romana
Stefania RATTO
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino
Francesco RUBAT BOREL
Direttore del Museo Nazionale Preistorico Etnografico «Luigi Pigorini», Roma
Il masso inciso del Ròch dij Gieugh di Usseglio e i confronti con l’arte rupestre alpina
Andrea ARCÀ
Dottorato in Scienze dell’Antichità e Archeologia, Università di Pisa
Angelo Eugenio FOSSATI
Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Evidenze per una dedica a Iuppiter nel Ròch dij Gieugh
Giovanni MENNELLA
Scuola di Scienze Umanistiche – DIRAAS, Università degli Studi di Genova
I singolari casi delle anime dei defunti dei ghiacciai della Lera e della Rossa e dei resti umani della Cresta Rossa del Rocciamelone
Massimo VIDALE
Dipartimento dei Beni Culturali, Università di Padova
Luca BONDIOLI e Franceco RUBAT BOREL
Museo Nazionale Preistorico Etnografico «Luigi Pigorini», Roma
L’Andriéri: un’inchiesta toponomastica
Silvia RE FIORENTIN
Sportello Linguistico Francoprovenzale di Usseglio
Museo Civico Arnaldo Tazzetti |
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